Di un color ambrato scuro, è limpida e mostra una schiuma piuttosto scarsa e poco persistente, a grana finissima e di color crema.

Al naso le evocazione maltate sono molto alte e la sensazione di stucchevolezza che creano anche prima dell’ assaggio è decisa; caramello pieno, ricchezza e tostato dominano, assieme ad una parte di esteri francamente imbarazzante tanto è elevata, in cui ritrovo castagna, frutta a guscio e frutta surmatura e cotta al forno. Lieve accenno fenolico (pepe nero) e nessun aroma di luppolo. E’ evidente che la birra presenta segnali inequivocabili ossidativi.

Purtroppo anche in boccala solfa non cambia: questa Android è estremamente proiettata verso i toni melliflui ed è abbastanza difficile finire il sorso senza essere pervasi da una sensazione di dolcezza eccessiva, mancando totalmente la controparte di amarezza (nulla) e di secchezza (estremamente bassa). Non pervenuto il luppolo nemmeno in questa fase.

Corpo medio-basso, media gassatura; nessuna cremosità, bassa astringenza e sensazione alcolica che si avverte, confermando i 6.5° ABV.

Palesemente condizionata da una ossidazione letale, è una birra che non presenta alcun ostacolo ad una dolcezza stucchevole che purtroppo la fa rendere difficile da bere e impossibile da apprezzare. Il classico scivolone o la classica lattina sfortunata. Se, comunque, già la nomenclatura è abbastanza fuorviante (Amber Lager potrebbe far riferimento ad una Vienna, ma qui ci troviamo sicuramente di fronte ad una Dunkles Bock), è altresì fuorviante quello che mi sono trovato in bocca. Pazienza, la berrò nuovamente in futuro sperando in maggior fortuna.

Non la abbinerei a nessun cibo.

Impossibile consigliare questo prodotto a qualcuno, trattandosi si un prodotto evidentemente fallace.